C’è un bicchiere di vino rosso della casa, denso e vermiglio, che li tiene vicini.
Li scopro ad Anghiari, borgo che sa di salite, pietre, Medioevo. Sono seduti al tavolino di una trattoria, è l’ora di pranzo. Sono arrivati insieme, lui con un bimbo pallidissimo in braccio, lei con un Golden Retriever nero al guinzaglio. La donna viaggia sempre da sola, ha circa trent’anni. Una treccia morbida di capelli biondissimi. Occhi turchesi. E’ arrivata qualche settimana fa dagli Stati Uniti, nel suo italian journey ha visitato Milano, Venezia, Roma. Adesso tocca alla Toscana. Non parla italiano ma adora il Bel Paese, il sole, le rovine, la Gioconda. Le case arroccate sulle scogliere a picco sul mare cristallino. La mozzarella con i pomodori. La pizza salami. È ricca di famiglia e odia suo padre, il dottore, perché si è risposato e ha fatto una bambina nuova quattro anni fa, una rampolla antipatica che ha cancellato ogni vita precedente, ogni amore, ogni ricordo. Ha cancellato lei.
Si è presa il suo cagnone dal fiato pesante, Wallace. E sono partiti insieme.
Per trasformare la loro assenza in presenza, come un grido di aiuto, una mano che si muove rapida nel vento sul pontile, per chiamare qualcuno rimasto sulla riva. È stanca della solitudine. Lo dice la sua bocca silenziosa, che si apre appena in un sorriso stentato, di circostanza.
Lui l’ha fermata in Vicolo Polveroso, una strada stretta, dove tutto può accadere. Anche di incontrare il vero amore.
Un autentico Toscano: caldo, vellutato. Riccioli neri e pelle abbronzata. Sulle spalle un bambino timido, con i capelli come spaghettini in una tazza troppo larga. Oggi è la sua domenica: il figlio è con lui. La moglie ha deciso così, con il giudice e l’assistente sociale. Una coppia come tante che si sgretola con un bambino in mezzo e allora tutto ruota attorno al calendario. Cosa avrà pensato, lei, l’algida straniera, quando lui le ha scattato una fotografia col cellulare, così, all’improvviso, mentre osservava il panorama all’orizzonte? Bello, ha pensato: solo questo. Naturale come le strade di ciottoli grigi che provano i piedi, i polpacci.
Naturale come il cielo che alterna sole e nubi.
Lui parla l’inglese dell’Italiano che adora le straniere. Una delle tante, lei lo sa. Ma che brivido, lo sente dopo tanto tempo: arriva da quel padre avventuriero che la vede davvero, quegli occhi penetranti come un punteruolo.
E allora sì, portami a mangiare.
Vanno piano, con il cane e il bambino. Naturale come una famiglia improvvisata, sconosciuti che per un po’ passano il tempo vicini, seduti a guardarsi. A sorridere e a parlare un idioma tutto loro. Prosciutto toscano e vino rosso, olive nere. Il bambino beve un succo di frutta, poi si alza, va ad accarezzare il cane. Ci rivediamo, vuoi? Lui è sfrontato, cosa perde? Nulla. Lei guarda in basso, poi gli prende la mano.
Sì, risponde ad alta voce. Dove andranno adesso?
Cammineranno ancora un po’, fino al tramonto. Lui racconterà di viaggi, di colline come fianchi da percorrere in moto, di immersioni tra gli scogli rigogliosi. Lei parlerà di spazi immensi e praterie. Forse non si capiranno, alcune frasi scoppieranno in una risata sonora, limpida. La giornata finirà con un braccio intorno al collo e il pensiero di una notte. Una sola. Attimi sospesi, da accarezzare insieme.
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