Un nemico del popolo: Massimo Popolizio al Piccolo Teatro di Milano.
Un nemico del popolo arriva a Milano: Massimo Popolizio è regista e interprete.
E come sempre scuote, emoziona, stupisce.
Lo spettacolo
Dopo il successo di Ragazzi di vita di Pier Paolo Pasolini, Massimo porta al Piccolo Teatro Strehler di Milano un classico del teatro contemporaneo, Un nemico del popolo di Henrik Ibsen. Non lo ambienta nella Norvegia del 1882, ma in una contea americana degli Anni Venti del secolo scorso. Due fratelli, una comunità, uno stabilimento termale che inquina ambiente e coscienze. Si parla di etica, responsabilità, consenso politico, giornalismo impegnato: argomenti attuali, che fanno riflettere e discutere.
Lo scorso anno, al Teatro Argentina di Roma, Un nemico del popolo ha visto ben 31 repliche e oltre 17mila spettatori, meritando il doppio Ubu al miglior spettacolo 2019 e alla migliore attrice protagonista, Maria Paiato, in scena in panni maschili.
Ho avuto la fortuna e il piacere di assistere alla prima di ieri sera, in compagnia di Jessica Perini, curatrice della pagina Instagram @massimopopolizio. Con lei abbiamo parlato dei significati reconditi di Un nemico del popolo, una pièce memorabile e intensa, che consiglio a tutti per conoscere più da vicino la poetica di uno tra i più importati esponenti del teatro contemporaneo. Avete tempo fino a domenica 16 febbraio: in fondo all’articolo vi riporto tutti i dettagli di giorni e orari. Vedrete uno spettacolo di un’intensità unica, capace di catturarvi e rimanervi impresso a lungo: una sceneggiatura sublime, che prende la pancia, il cuore, il cervello. Emozione allo stato puro.
Francesca: Ogni spettacolo di e con Massimo Popolizio desta grande interesse ed è sempre una garanzia di qualità.
Jessica: Massimo è una vera e propria colonna del teatro italiano. Come lui stesso ebbe modo di dire, gli attori del teatro di parola come lui sono ormai dei “panda” in via di estinzione. Da tempo, inoltre, affianca agli impegni teatrali svariate interpretazioni al leggìo, dagli audiolibri ai testi classici e contemporanei.
Francesca: Come non pensare al successo di Furore, una grande sfida interpretativa con Popolizio accompagnato sul palcoscenico dalle percussioni di Giovanni Lo Cascio, a fine 2019.
Jessica: Nel solco di questo impegno si colloca l’allestimento di Furore, dal celebre romanzo di John Steinbeck. Lo spettacolo è stato lo scorso novembre a Roma in prima nazionale e ha toccato solo alcune città per una breve tournée, ma ha suscitato notevole entusiasmo da parte del pubblico, per la struggente umanità di cui si è reso portavoce. Massimo ha avuto la capacità di narrare, facendo vedere e sentire le parole, attraverso un corpo e una voce in totale sintonia con la grandezza letteraria del modello.
Francesca: Come collochiamo la scelta di Ibsen all’interno del percorso di Popolizio?
Jessica: Oggi siamo alla prima milanese e mi auguro che questo spettacolo possa colpire ed emozionare il pubblico, come è accaduto a Roma. Si tratta di un testo classico contemporaneo che il regista sceglie di ambientare in un’immaginaria contea americana degli anni Venti – economicamente depressa – in cui la costruzione di uno stabilimento termale rappresenta il riscatto per il territorio. Lasciando al pubblico tutta la curiosità e la possibilità di gustarsi lo spettacolo senza ulteriori anticipazioni, vorrei sottolineare quanto la scelta interpretativa e registica imposta da Massimo sia ironica, espressionista. Invece di una regia classica e rispettosa del testo di Ibsen, Popolizio ne adotta una irriverente, parodistica, che fa apparire tutti i personaggi, a partire dai protagonisti, artefatti e parte di una commedia più grande di loro.
Francesca: Parliamo della pagina Instagram che gestisci.
Jessica: Sarei felice se, dopo la visione dello spettacolo, chi legge avesse piacere di passare dalla pagina Instagram dedicata, @massimopopolizio, di cui mi occupo da anni. Per curiosità, anticipazioni, ma soprattutto per un senso di condivisione. E per tornare ad apprezzare la magia del teatro.
Francesca: La magia del teatro, un concetto bellissimo.
Jessica: Come ha detto tempo fa Massimo, in risposta alla domanda: “Può, oggi, il teatro migliorare gli uomini? O almeno aiutarli a cambiare qualcosa?” “Penso – anche io! – di sì, perché è un posto dove c’è qualcuno in carne e ossa, un complesso di persone, che cercano di farti vivere un’esperienza. Il teatro dovrebbe essere un’esperienza. Dipende anche dalla generosità degli attori. È chiaro che abbiamo una responsabilità in questo senso, perché quando fai del brutto teatro allontani le persone. L’esperienza del brutto oggi è tanto più forte dell’esperienza del bello. Hai questo senso di responsabilità perché è un lavoro, e lo devi fare bene. Può migliorarci come lo può fare un buon libro, che poi non dimentichi.”
Non dimenticare. È un tema di cultura, di responsabilità. Il 27 gennaio ricorreva la Giornata della Memoria: e non è un caso che in questa attualità fatta di tempo sempre più veloce, riacquisti importanza la capacità di conservare. Esperienze, insegnamenti, suggestioni. Da tenere e trattenere.
Cosa mi sovviene, adesso? Penso a quella domenica di tanti anni fa, quando io e Jessica andammo a teatro insieme, era una delle nostre prime volte. Vedemmo Popolizio nei passi di un Dioniso folle e saggio, carnale e coinvolgente, nell’adattamento de Le Baccanti di Luca Ronconi.
Fu l’inizio di una passione per un artista unico.
La conferma di un’amicizia per cui sono grata ogni istante.
Io e Jessica alla prima di Un nemico del popolo.
Un Nemico del Popolo
di Henrik Ibsen
traduzione Luigi Squarzina
regia Massimo Popolizio
con Massimo Popolizio e Maria Paiato
E con: Tommaso Cardarelli, Francesca Ciocchetti, Martin Chishimba, Maria Laila Fernandez, Paolo Musio, Michele Nani, Francesco Bolo Rossini.
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