Onde e tramonto

Il surf come stile di vita e viaggio interiore: incontro con Luca Diodato.

È un salto.

Zampillo di schiuma.

Sono lacrime dense, sale nel sale.

Fiato del vento.

Si compie un destino che scava la carne

e trattiene il sospiro dell’alba.

Affondo nel moto indefesso.

Cavalco l’onda del tempo.

Mare, mare indomito intorno.

Acqua che avvolge corpo e rimpianti.

Flutto che prende e riporta.

Tu, mare mio che mi chiami,

volgimi e squassami.

E dimmi chi sono.

E dimmi che sono.

Ho scritto questi versi ispirandomi al mio amore per il mare: gli ho parlato spesso, lasciando che cancellasse le mie impronte sulla battigia, nelle orecchie il suono della risacca, a cullare i pensieri. Tante volte ho camminato, nuotato, abbracciato le onde.

Qualche mese fa mi sono immersa nell’Area Marina Protetta di Portofino, per il mio battesimo Discover Scuba Diving: questo doveva essere l’anno della mia certificazione PADI Open Water, per diventare sub a tutti gli effetti.

Invece l’emergenza sanitaria ha messo tutto in pausa.

E io sento ancora più forte il richiamo del mare.

Battigia marina

Ne ho parlato con il mio amico Iger Luca Diodato, che con me condivide la passione per l’universo acquatico: io da sotto la superficie del mare, lui toccando il cielo a cavallo delle onde.

Luca è un surfista e da qualche anno ha scelto di trasferire e insegnare la passione per il surf: questa disciplina per lui è un approccio di vita, un modo particolare di vedere le cose, di accrescere la consapevolezza dei limiti, di fronte alla potenza della Natura. A questo amore Luca associa il concetto del viaggio: il viaggio che diventa espressione di una ricerca interiore. Come un novello Ulisse, Luca esplora i propri confini e da ogni esperienza torna con una rinnovata coscienza di sé.

Luca Diodato Surf

Il surf: come è nato questo amore?

Il surf è entrato nella mia vita quasi per caso. E come tutte le cose belle è nato in una fase di forte espansione e apertura. Ero in viaggio su una piccola isola delle Antille Francesi, un viaggio che prese avvio senza preavviso, in puro stile “zaino in spalla”.

Ero in spiaggia e a un certo punto vidi uscire alcuni ragazzi da una scuola che dava sul mare; in pochi minuti uno di loro prese la tavola e iniziò a surfare.

Ecco, il giorno dopo presi la mia prima lezione di surf.

Luca Diodato e tavola da surf

Da quel momento sono passati un po’ di anni. Sono cambiato io e con il tempo si è evoluta anche la mia visione del surf, passando da sport impossibile da praticare in Italia a compagno quotidiano; mi ricordo ancora la tristezza che provai al ritorno da quel viaggio, pensando che in Italia non fosse possibile praticare surf. Invece, grazie al web e ai social, mi si è aperto un nuovo mondo.

 Cosa significa essere surfista?

Essere surfista vuol dire in primis riuscire a divertirsi con le onde. Andare al mare consapevoli che ciò che conta è trovare benessere, uscirne ogni volta con il sorriso, magari con un amico che vive questa passione nella stessa maniera. Credo che il surf sia lo specchio di noi stessi: in acqua ti accorgi subito se una persona è in grado di godersi le cose belle o se vive la vita in continua competizione con sé stesso e con il mondo, perdendo le sensazioni migliori di questo “viaggio”.

Luca e mare

Tratti il tema del viaggio, ma definirti travelblogger sarebbe riduttivo: il viaggio cosa rappresenta per te?

Il viaggio è un tema che in questi tempi di Covid un po’ scotta.

Io faccio sempre questo esempio: mentre sei in viaggio, guarda gli occhi o gli atteggiamenti di un viaggiatore; ti renderai conto in pochi attimi se da quel viaggio ricaverà solo una bandierina da aggiungere alla parete o alla bio di Instagram, o al contrario avrà collezionato una serie di emozioni durature. Forse questo è il principale motivo per cui non mi reputo un travelblogger. Un travelblogger ha scelto di fare del viaggio una professione: quando si viaggia per lavoro diventa necessario condire la passione originaria di elementi quali l’organizzazione, la pianificazione, il rispetto di tempi e risultati, tutti aspetti che riducono la componente emozionale. Questo approccio non appartiene al mio concetto di viaggio.

Luca Diodato_zaino in spalla

Per me il viaggio resta un punto di scoperta continua e quindi di evoluzione. Il viaggio non è solo volare a migliaia di chilometri di distanza: è dire a un amico “andiamo a prendere due onde insieme o a farci un tramonto al porto”. È scegliere, come a volte mi capita di fare, di partire off-line. È slegarsi, sciogliersi, riscoprirsi. Viversi.

Ecco, uno degli aspetti che ha reso più belli molti dei miei viaggi, lontani o vicini che siano stati, è la componente improvvisazione; dentro le improvvisazioni, dentro la non organizzazione, sono nate le emozioni e gli incontri più intensi delle mie avventure. In questo modo dal viaggio si torna sempre arricchiti!

Quali destinazioni hanno segnato questo tuo percorso di scoperta anche interiore?

Ne parlo spesso con gli amici o con i miei familiari quando torno a Napoli: penso che le destinazioni fondamentali del mio percorso siano stati i primi viaggi della mia vita, a cominciare dai weekend a Ischia con i nonni o dalle vacanze in Calabria con i miei genitori. Mi ricordo che sono sempre stato attratto dalla possibilità di andare a pesca all’alba con mio nonno o dalle escursioni in bicicletta al tramonto verso la foce del fiume Lao. Lì ho iniziato a capire cosa potesse rendere un viaggio speciale.

Luca a Ischia

Due mete cardine del mio percorso di continua scoperta sono la Sardegna e l’Arabia Saudita.

La Sardegna è la mia seconda casa; una terra dall’energia inconfondibile. Ogni volta che sbarco al porto di Cagliari con la mia macchina e la tavola da surf a bordo, vivo sempre la stessa sensazione: sono certo di entrare in un mondo di suggestioni che solo lì riesco a ritrovare.

Sardegna

In Arabia Saudita ho trascorso diverso tempo tra il 2017 e il 2018, per motivi di lavoro. Una terra e un popolo che ti fanno percepire tutta la differenza culturale, sociale e di valori rispetto al nostro contesto; e allo stesso tempo un paese guidato da un’estrema naturalezza. In questa spontaneità ti rendi davvero conto di quanto la vita sia una questione di prospettiva, di come tutto sia relativo e dipenda dal tuo modo di percepire la realtà.

Arabia Saudita

Attraverso quali canali promuovi la tua passione e racconti alle persone le tue esperienze?

Il mio blog. Il mio profilo Instagram. Youtube.

I miei canali nascono con lo scopo di condividere sensazione positive, narrando esperienze autentiche. Sfatiamo il concetto che sui social sia tutto “di plastica”: spesso chi rimane legato a questa visione è frenato dal timore di esporsi. Atteggiamento che per me significa restare ancorati ai propri limiti e preconcetti.

Luca Diodato Surf

Surf YouTube

Hai lanciato un nuovo progetto, dal titolo “Pianeta Terra”: di cosa si tratta?

Ero a Pula, nel sud della Sardegna; un ragazzo conosciuto tramite il mio blog mi aveva portato a surfare al tramonto in uno dei suoi spot; tra una chiacchiera e l’altra, a un certo punto mi dice: “Ma perché non racconti tutto questo anche con un video?”

Surf Video

Ed ecco un’ulteriore opportunità di scoperta, incontro e “contaminazione” positiva. Per due mesi ho trascorso i weekend a studiare: così ha preso forma questo nuovo progetto. Il racconto del mondo, visto con lo sguardo di un surfista alla ricerca dell’onda imperfetta.

Onde

Luca sorride.

Io con lui. Entrambi stiamo immaginando il mare, che sa essere dolce e mansueto, ma anche furioso e indomabile.

Parliamo del futuro. “Lo vivo come la somma delle scelte che sto facendo oggi” mi dice Luca.

Vuole continuare a studiare, imparare, evolvere; e al termine di questo momento difficile, desidera tornare in acqua a surfare.

Surf finale

Ci salutiamo con una promessa: continuare a viaggiare, lontano e vicino, a livello esteriore e interiore, per vivere e trasmettere emozioni. Per testimoniare tutto ciò che di bello ancora può succedere nel nostro mondo. Ogni giorno.