Però ho dovuto risolvere una cosa mia, prima di capire che ero pronta per guidare. Dovete sapere che mio papà me l’ha portato via un camion, quasi vent’anni fa: lui era a piedi, poveretto, sul ciglio della strada, a pochi centimetri dalla riga bianca. Cosa facesse quella notte, in tangenziale, con una giacchetta leggera e un discreto tasso alcolico nel sangue, non è oggetto della nostra discussione. Comunque le macchine, e tutto quello che si muove con un motore, a me da quel momento hanno fatto solo orrore. Un rifiuto, ecco. Avevo diciotto anni e i miei genitori mi avevano detto che era ora: era tempo della mia indipendenza. Era tempo di imparare a guidare. Poi la strada si è portata via il mio babbo, così, come un fantoccio insanguinato. Provate voi, provate. A rimanere tranquilli sull’asfalto che uccide.
Adesso il tempo è passato. Vent’anni sono quasi duecentocinquanta mesi.
Avete idea di come diventa forte una donna, in duecentocinquanta mesi? Noi che facciamo tutto, poi. Partoriamo, per prima cosa. Poi se siamo brave, e di solito lo siamo, più dei maschi di sicuro, teniamo dietro tutto: casa, famiglia, amiche, corpo, anima. Tutto. Io riesco anche ad andare dalla parrucchiera, giuro. Due volte al mese, neanche tanto. Vado anche con mia figlia, bella gioia, che è diventata signorina l’altra sera, abbiamo pianto un pochino. Insieme. Speriamo che Dio le tenga una mano sulla testa. Dio e mio papà.
Ora, però, ascoltate bene, perché l’argomento è un altro.
Mi sono iscritta da Balzarini, la scuola giuda in centro, perché posso andare a piedi e non mi deve accompagnare nessuno. Mio marito mi ha fatto fare qualche guida nel parcheggio dell’Iperal, di sera, con Serena che mi prendeva in giro perché le marce non mi entrano mai. Eh. Devo imparare, neh.
Dopo la teoria, l’esame devo farlo tra un paio di settimane, ho iniziato la parte pratica. La Punto della scuola è rossa, scomodissima. La frizione è dura dura. L’istruttore si chiama Giovanni.
Com’è bello, Giovanni. Ma com’è bello.
Io non ho mai visto un uomo così bello, può andare in televisione uno così. Dalla De Filippi. Qualche Grande Fratello. Invece no, no. Lui è anche serio, intelligente, non ha i grilli per la testa. Ha studiato all’università, non mi ricordo il nome della laurea perché è un titolone lungo. Comunque è dottore. Ha una barba gentile, lunga il giusto. E due occhi chiari, chiari, che quando ti guarda ti vengono i tremori. Dallo stomaco a tutto il corpo. Io divento rossa, mi sa.
Lui è serio, competente. Mi sta insegnando bene. Ma faccio apposta a sbagliare, così magari mi tiene la mano sulla mia, sopra il cambio. O il freno a mano. Mi rispiega tutto, come è bravo.
Di follie non ne ho mai fatte, vado in Chiesa tutte le domeniche, io.
Ma a poter avere un’altra vita, mamma mia.
Adesso scusatemi, ho comprato le calze velate. Perché Giovanni mi guarda le gambe, ogni tanto, e non voglio che mi veda tutti i capillari.
Utilizziamo i cookie per essere sicuri che tu possa avere la migliore esperienza sul nostro sito. Se continui ad utilizzare questo sito noi assumiamo che tu ne sia felice.Ok
Lascia un commento