Non è l’alba, ancora, ma c’è già l’ombra di una luce ardita, quella che abbraccia le cose, intiepidisce l’aria.
Si svegliano i fili d’erba. Le foglie, aggrappate ai loro rami, fanno capolino nel pulviscolo brillante del giorno, strisce di luce che sono lame benefiche.
Nascerà qualcosa. Oggi come sempre.
Guardo dalle righe strette delle persiane. Finestre e muri e porte e alberi. Case. Vite. Ci sono anche io, in questo plastico immobile.
Mi sposto piano dalla finestra, non sveglio nessuno, e accendo la luce del bagno.
Trovo lo specchio. Che faccia, la mia faccia.
Mi piace osservare la mia bocca piccola, il mio naso adunco, tutto quello che odiavo da ragazzina. “Mi hai fatto brutta, mamma, sbagliata” ripetevo, con la rabbia delle mani senza pace. E adesso? Adesso adoro guardarmi. Cercarmi in questo riflesso buono.
Da qualche giorno perdo i capelli, ho la pelle gialla.
Perché la chemio mi sta cambiando i connotati. Mi prende tutto.
Quanto mi amo, però, ora. Ora che è l’anima a vedersi. Nel fondo dei miei occhi di lago, guerrieri.
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2 Commenti
madroot
18 Ottobre 2016 at 22:18
Francesca Crippa
26 Ottobre 2016 at 12:48
La brevità. Questo è come una lama affilata.
Ogni tanto torno a scrivere come piace a te, vedi?