Tutti a parlare di foglie, quando arriva l’autunno.
Pensa: l’autunno è un tappeto di foglie. Guarda, i colori delle foglie. Mimnermo. Ha cominciato lui, vero, in Grecia, un sacco di anni fa? A dire che noi uomini siamo come le foglie.
E poi si è messo l’altro, dopo molti moltissimi anni. Quello ermetico, del “si sta come d’autunno”.
Tutto per dire che siamo provvisori.
Tutto per dire che abbiamo paura di finire senza lasciare un segno, senza essere immortali.
Perché, parliamoci chiaro, le foglie che cadono diventano roba marcia quasi subito, tra smog, nebbia, umidità, scarpe e cacche di cane.
Io non voglio essere sporco come una foglia per strada. Voglio essere leggero e pulito e bello una nuvola.
No, una nuvola no. Te le fili per un attimo, le nuvole. Poi guardi in basso, perché dovrai pur guardare dove metti i piedi.
Adesso cambio e non fotografo più le foglie. Fotografo, non so. L’asfalto in autunno. Bagnato e ruvido. Brutto. Ma chi lo ammazza, l’asfalto? Qualche buco, va bene, ce l’ha. Però dura più delle foglie, quello è sicuro.
Da oggi fotografo l’asfalto dell’autunno, ho deciso.
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