Non so se si può lavare via, questo graffio che mi ha preso qui, nella bocca dello stomaco. Magari posso provare con l’acqua del mare. Intanto mi prendo le gocce delle onde. Sono bianche, salate. Tagliano la pelle, ma non si possono bere. Che bello che sarebbe, andare dentro e in fondo, come un anemone di mare. Un forziere vuoto, dimenticato dai pirati, un forziere incrostato di corallo, abitato da una colonia di granchietti dispettosi.
A Tonnarella vengo già da un po’. Mi muovo al tramonto, quando è ora di prendere da mangiare per tutti, perché non sono brava con la cena, mi fanno male i polsi anche a mescolare il riso. Loro stanno a casa, sulle sdraio del terrazzino.
Esco solo io, come un criceto che abbandona la sua ruota.
Siamo qui da quasi un mese, ma è una vacanza che fa male. Lui l’ha voluta per il bambino.
Lui vuole tutto per il bambino. Anche me.
Sono al servizio, io, del bambino. Gli unici mesi in cui non mi picchiava erano quei nove lì, quando lo stavo facendo, il suo bambino. Lo producevo forte, maschio. Carne e sangue. Muscoli da uomo. E Dio solo sa quanto ho pregato che se ne uscisse dal mio corpo. E invece è rimasto dentro stretto, abbarbicato a un utero percosso. Nelle viscere di un tempio sconsacrato.
Lui mi ha rotto due denti davanti. La notte che abbiamo concepito suo figlio.
Non volevo. Non volevo metterlo nel mondo. E invece adesso c’è. Un piccolo lui.
Ha già il suo ghigno. La prima cosa che ho visto quando finalmente l’avevo spinto fuori.
Comunque devo avere io qualcosa di sbagliato. Perché anche mio padre mi ha guardato brutto quella notte. E la sua mano andava sotto le coperte. Dove non doveva entrare.
Ma che pensieri che mi porta a riva il mare. Adesso che il fritto misto è pronto e c’è da andarlo a ritirare.
Questa notte vorrà venirmi dentro? Dio, ti prego, no. Ancora incubatrice viva, no. Rosy mi ha preso già l’appuntamento. Faccio tutto di nascosto, faccio tutto in segreto. Mi chiudono le tube. Meglio sterile che madre dei suoi figli immondi.
Cosa mi fa dire il tramonto stasera.
Ma io ti amo, bambino mio. È che ti odio, anche. Se solo tu non avessi il volto di tuo padre.
Anzi vorrei che fossi tu a uccidermi. E invece mi uccide il mare. E adesso il fritto misto può aspettare.
Utilizziamo i cookie per essere sicuri che tu possa avere la migliore esperienza sul nostro sito. Se continui ad utilizzare questo sito noi assumiamo che tu ne sia felice.Ok
Lascia un commento