Il ciliegio più grande d’Italia è in Brianza: come trovarlo.
Il Grande Ciliegio trova nella campagna di Vergo Zoccorino, frazione di Besana Brianza (MB).
È il ciliegio selvatico più grande d’Italia. Così dicono.
Sono andata a vederlo anch’io. E ho incontrato una grande folla di spettatori, intenti a immortalare il maestoso centenario con cellulari, macchine fotografiche, videocamere.
Come raggiungere il Grande Ciliegio
La strada non è immediata. Io ho seguito le indicazioni per Briosco e ho lasciato la macchina in prossimità del cartello stradale che indica Capriano: Via Mornatella, per la precisione. Circa 10 minuti a piedi, lungo un sentiero in mezzo ai campi, e si arriva al Grande Ciliegio.
Ogni stagione è buona, perché l’albero è davvero imponente e suggestivo, sia che abbia i fiori, le foglie o i rami spogli: si tratta di un esemplare secolare di enormi dimensioni, che sorge in un punto piuttosto isolato, perfetto per scattare immagini d’impatto. Nella seconda metà di aprile, se la stagione è propizia, il Ciliegio è in fiore: i suoi rami sono carichi di boccioli candidi e la forma della sua chioma è meravigliosa, una sorta di nuvola adagiata sul tronco massiccio. Cercate di visitarlo a orari strategici: evitate il sabato e la domenica, optate per la mattina presto o la sera al tramonto, perché la nota negativa è la maleducazione della folla, che purtroppo arriva con un corredo di urla, schiamazzi, slanci, arrampicate e derrate alimentari di ogni genere.
Riflettori accesi per il Grande Ciliegio
Il Grande Ciliegio è una star del web, gli hanno dedicato un gruppo Facebook denominato “Il nostro magico ciliegio”, arrivato a oltre 2.000 iscritti. Di recente è stata rilasciata la certificazione del Ministero delle Politiche Agricole, che lo inserisce nell’elenco degli alberi monumentali d’Italia. Tutto bello, bellissimo. Nota dolente? Come spesso accade quando una destinazione sconosciuta diventa famosa, ecco orde di visitatori interessati a un click fugace da condividere in tempo zero, una gran quantità di persone che non sempre mostrano atteggiamenti di rispetto e di contemplazione per questo “monumento” naturale. Qualcuno, per ottimizzare tempo ed energie, arriva perfino in macchina, spingendosi fin sotto al Grande Ciliegio, lungo una stradina che sarebbe da percorrere a piedi. Del resto, in prossimità del sentiero, non si trovano parcheggi. La riflessione è scontata, sempre la stessa: proviamo a usare gli occhi, anche quelli del cuore, per contemplare una tale meraviglia. Usiamo anche il buon senso. Che vuol dire ripescare nei retaggi dell’educazione: non salire sul tronco, non lasciare cartacce, non strappare rami e fiori. Cose ovvie? Non importa. Lo ripeto: rispettiamo e osserviamo. Questa è la premessa fondamentale: nessuno vi vieta, poi, di scattare una panoramica stupenda…o un selfie con lo sfondo dei fiorellini candidi. Il Grande Ciliegio ne sarà felice. Perché, prima di tutto, lo avrete visto. E rispettato.
E adesso…una mia storia: Il Ciliegio e la Bambina
“Quanto sei grande, ciliegio!” disse la Bambina, con gli occhi spalancati.
Il vento lieve faceva oscillare i batuffoli di fiori candidi.
“Ho più di cento anni, sai?” rispose lui, con la voce roca e bassa, che solo la Bambina poteva avvertire.
“Eppure sono stato una piantina anch’io. Ho conosciuto gli inverni ghiacciati, le estati bollenti, gli autunni con la nebbia che schiaccia e le primavere dall’aria più dolce. Ho visto un numero infinito di uomini, con i loro guai e i loro sorrisi. Adesso la gente mi guarda dagli schermi dei telefoni, dagli obiettivi delle macchine fotografiche. Anche i bambini. Solo tu sei venuta qui e mi hai toccato la corteccia, come si tocca la pelle di un nonno vecchissimo, senza provare a salire. Senza farmi una fotografia. Sei rimasta in piedi, davanti al mio tronco. A fissarmi con le tue parole mute. Sei un dono, Bambina”.
“Tornerò, mio Ciliegio. Voglio vedere i tuoi frutti, le tue foglie cadere. I rami che resistono al peso della neve. E io, mentre cresco, ti porterò le mie primavere”.
Ancora una storia di Ciliegi…
Io amo tantissimo i ciliegi e ne ho uno, piuttosto giovane, nel mio giardino.
Qualche tempo fa ho già scritto una storia di ciliegi. Ve la ricordate? Perché i racconti, in fondo, sono come le ciliegie: uno…tira l’altro!
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