La neve.

I primi fiocchi di neve cadono dal cielo, gelidi e soffici.

Mi fanno salire le lacrime agli occhi; non è il freddo, non l’aria tagliente, non il mascara che s’infila tra le ciglia. I primi fiocchi di neve, per me, sono il miracolo della natura che si compie, che va come deve andare.

 Ci vuole più coraggio, ad amare il freddo.

Ad accettare un manto bianco che mette a tacere le cose. Una mano pesante e insieme lieve, che ferma tutto. Ci vuole più amore per capire che sotto quella coltre bianca la vita nascerà ancora, è solo questione di mesi e di temperatura: è fiducia, questa. È addormentarsi sereni.

Amo la neve anche quando crea il traffico, incattivisce la gente che corre, fa arrabbiare i pendolari, mi piace perfino nei suoi ultimi giorni, quando diventa melma fangosa da smog.

Porto mio figlio, appena posso, a fare una camminata tra i campi battuti dal nevischio fitto.

Lo guardo affondare i piedini in un suolo che richiede concentrazione e stupore. Lo porto a sorridere di questa terra che si traveste, si prepara per rinascere: coriandoli candidi che da sempre mi mettono allegria.

L’aria pungente mi colpisce le guance e una parte di me sa anche che il gelo uccide, se vuole. Per questo l’inverno mi affascina: perché c’è dentro tutto il potere della natura, madre e matrigna, buona e cattiva insieme.

Perché fa uscire l’istinto di sopravvivenza, la voglia di continuare.

Tolgo i guanti, allora. Sul palmo della mano, per pochi secondi, osservo il cristallo che si scioglie contro il caldo della mia pelle chiara: bellissimo ed effimero.

Come noi, come la vita.

Basta fermarsi, credo. Rallentare il ritmo, lasciare che il tempo passi, mentre giochiamo a palle di neve, facciamo un pupazzo più grande di noi, ci buttiamo a terra per creare la sagoma dell’angelo con le braccia che vanno su e giù.

Proviamo a ritrovarla, questa Natura che si regala ancora.

E ci chiede di conoscere e di rispettare la sua forza prodigiosa.