Adesso scrivo. Lo faccio come sempre, con le mani della mente. Dipano il gomitolo del tempo, lo afferro, cerco il capo. E srotolo, srotolo. Gli anni si sciolgono qui, davanti a me. Passano sottili e morbidi, alleggeriscono tutto: gli occhi, le tempie, le spalle. Non mi fa più male niente.
L’alba è qui vicina, avverto il suo incedere vibrante, che solleva sempre.
Tu non fare tardi, amore.
Non truccarti stamattina: l’aria ti farà piangere gli occhi e il mascara ti stropiccerà le ciglia. Manca poco, ormai, e presto sarò io a svegliarti. Sarò io ad accarezzarti il braccio caldo sotto il lenzuolo. Partiamo come quella volta, l’anno della traversata. La macchina l’avevo verniciata di fresco, rossa fiammante. Ho comprato un paio di cappellini, rossi anche loro, con la visiera, che proteggono dal sole cattivo.
Ci eravamo conosciuti in biblioteca, poche settimane prima: la tua bella pelle con le tue belle rughe.
Non eri giovane, amore. Non lo ero neanche io.
Ed era bella tutta la vita che ci portavamo sulle spalle, si intravedeva bene. Un peso lieve, in fondo. Minuti e ore e giorni che a viverli ti sembrano eterni e poi stanno lì, nei ricordi dietro la lingua, dietro gli occhi, in mezzo alle dita. E allora non capisci come faccia il tempo, a volare veloce e insieme a non passare mai. Dipende da noi, lo sai anche tu, amore. Dipende da chi ci portiamo in macchina.
Sei tu la mia compagna di viaggio, quella che aspettavo.
Sei arrivata tardi, ma che importa: non è mai tardi, se la benzina c’è. Se ci sono ruote e asfalto e occhi per guardare le scogliere che si tuffano nel mare. Scenderemo giù, ancora. In mezzo agli uliveti, su e giù nei sentieri che fanno la polvere indelebile.
Saremo ancora noi, dentro quella cabriolet vermiglia, pulsante come un cuore che vibra. E vive.
Le nostre teste in mezzo al vento, a non parlare. Guarderò la strada e tu…tu guarderai la stretta del cielo e del mare. Sarai più bella ancora, con le rughe salate, il sorriso impossibile da cancellare. Scenderemo sulla spiaggia. Non dirai nulla. Nemmeno io darò fiato alla mia bocca. Guarderemo soltanto: vedremo da lontano la nostra macchinetta rossa.
Il nostro cuore che batte, che non smette mai di andare.
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