Sarà umido, dolce. Come un cucchiaino colmo di cioccolato fuso, quello bianco che mi piace tanto.
Sarà da togliermi il fiato, il mio primo bacio.
Lo immagino sotto casa, mentre piove e noi ci ripariamo sotto la grondaia. Oppure al cinema, mentre scorrono le immagini di un film di paura. O sulla sabbia, al tramonto, davanti allo sciabordio delle onde curiose. Sarà come trovare un’anima che mi cammini al fianco, mi accarezzi lo stomaco, mi faccia smettere di sanguinare.
Dove sei, amore? Sono bella, io? Lo merito, io, di fare passi insieme a te? Di toccarti a fondo, sotto la pelle?
Prendimi come un miracolo, amore mio.
Non nasconderti, mi piaci come sei. Con quei brufoli e le mani grosse come pale. Il pomo d’Adamo che ti fa una voce roca, da prendere in giro. Vai in palestra? No, da oggi non andare. Non correre più. Come ti raggiungo, io, altrimenti? Ti regalo un ciondolo, un cuore rosso e un nome inciso: il mio, il nostro. Mi suoni una canzone? Ogni sera ti voglio scrivere una lettera, per raccontarti come sono. Mi toglierò i vestiti e non avrò paura.
Farà male far l’amore? Sì. Perché tutto fa male, anche l’amore.
Ma con te sarà bello, avere male. Sarò chiusa, ma solo all’inizio. Poi ti lascerò entrare, per trovarmi davvero. Solo tu potrai farlo. Perché io non mi faccio trovare da nessuno. Sono un labirinto difficile per gli altri. E a loro conviene andare indietro, lasciarmi qui. A te invece chiederò di tendermi la mano, perché ho paura di andare a un passo diverso, di rimanere indietro. Vuoi provare il mio gelato? E un po’ del mio, lo vuoi, tu? Ci fermiamo al parco ancora un’ora. Mi avvicino alla panchina, la mia testa sulle tue spalle forti. Un selfie? No. “Signora, ci fa una fotografia?” Nel vecchio modo, perché io voglio stamparla, così la metto nel diario. Non la vede nessuno, la vedo solo io. Durante il giorno, passeranno tre minuti e ti dovrò guardare. Dovrò guardarti sempre, per ricordarmi che un senso ce l’ho anch’io, se stiamo insieme. Quando ti vedrò mi sentirò la pancia vibrare, come un’arpa pizzicata su un palco che emoziona. Non tratterrò le lacrime.
Le mie ruote andranno veloci, quando ti vedrò arrivare.
Scivolerò felice sull’asfalto, solo per abbracciarti. Sarai tu a chinarti, allora, perché io sono seduta. Sempre.
Sorriderai, mi darai un bacio piccolissimo, sulla fronte. E farai finta di sederti in braccio a me.
Una sera mi dirai ti amo. E so che allora amerai anche lei. La sedia con le ruote.
Perché in fondo sono io. E da quel bacio sarai un po’ anche tu.
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