È il 2 di aprile, un sabato. Ci svegliamo soli, io e lui, questa mattina. E sono occhi chiusi, mani, coccole, respiri caldi e un po’ pesanti, piedi con le calze grigie. Piedi bistecca, i piedi del mio bambino. La colazione è veloce: abbiamo tanto da fare, noi. Il mio aiutante migliore: quattro anni e un concentrato di entusiasmo, appeso al tagliaerba rosso e giallo. Gli metto la cuffia, per proteggere i timpani dal rumore, la testa dalle vibrazioni. “È ora, papà? È mattina, papà? È sabato, papà? Tagliamo il prato, papà?”
Sì. Io e te.
Beve il succo alla velocità di un razzo. Un missile supersonico, papà. “E chi te lo ha detto? La parola supersonica, dico?” “Il nonno!”. Giusto. Il nonno. Come ho fatto a non pensarci.
Infila gli stivaletti. È in gamba, ha appena imparato, e si allena tutti i giorni, da quando io e sua madre gli diciamo “Bravo!”. Apre gli occhi e ci fissa orgoglioso. “Sei contento?” mi chiede. E io vorrei urlare: “Ma che domande sono?! Ma sono l’uomo più felice della terra!”. Di solito però gli rispondo: “Se ti comporti come si deve e mi obbedisci, certo che sono contento”. In realtà sono contento anche quando si rotola sul pavimento, in preda a un capriccio immotivato. Sono contento come un ebete, che guarda una copia di sé in miniatura.
Che guarda il suo domani e sa che può essere soltanto un senso migliore.
Esce dalla porta-finestra, poggia i piedi sull’erba del giardino. Solleva lo sguardo, si blocca. Davanti a sé ha il ciliegio fiorito, che quest’anno è sbocciato in pochi giorni: il caldo è arrivato improvviso, inatteso e gli alberi si sono presto adeguati a questa primavera frettolosa. Così hanno già acceso la loro fantasia di foglioline e di boccioli.
Si volta, a cercarmi con lo sguardo. Il viso è quello di chi ha visto un miracolo. “Papà!” Io mi giro verso di lui. Alza il ditino e indica i fiori del ciliegio.
“Come hai fatto a farlo?”
Che regalo, bambino mio. Mi fai sentire un dio. Mi fai sentire Natura.
Voglio essere per sempre questo, per te: il tuo papà che fa fiorire i ciliegi. Tutti i ciliegi della tua vita. In tutte le primavere della tua vita.
Riconosco la spontaneità creativa di Leo, la serietà di papà Matteo, e poi ci sei tu, che racconti pezzi della tua vita, con la stessa cura con cui si infilano le perle di una collana!
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8 Commenti
Anonimo
30 Luglio 2016 at 18:36
Francesca Crippa
31 Luglio 2016 at 13:20
Jessy
30 Luglio 2016 at 19:33
Francesca Crippa
31 Luglio 2016 at 13:20
madroot
30 Luglio 2016 at 23:11
Francesca Crippa
31 Luglio 2016 at 13:23
Agnese
31 Luglio 2016 at 0:59
Francesca Crippa
31 Luglio 2016 at 13:21
Bellissimo! Mi ha emozionata!
Ne sono felicissima! Un bacio a te!
Commozione, dolcissima commozione 💙
Grazie infinite amica mia!
Ma come l’hai scritta bene! Anzi descritta. Si, è proprio così! Grazie.
Grazie a te. Di questo e di tutto il resto, un tutto che è immenso, un tutto che siamo noi…
Riconosco la spontaneità creativa di Leo, la serietà di papà Matteo, e poi ci sei tu, che racconti pezzi della tua vita, con la stessa cura con cui si infilano le perle di una collana!
Stupendo commento…mi arriva al cuore. Grazie davvero!