#iotiscrivodiattimi: su Instagram la mia rubrica per sentirci più vicini.
#iotiscrivodiattimi è un’iniziativa che ho lanciato sul mio profilo Instagram all’inizio della quarantena anti-Covid19. Cercavo un modo per colmare le distanze. Avevo intuito che la lontananza fisica si sarebbe protratta a lungo, che avremmo dovuto cambiare alcune abitudini e introdurne di nuove, che avremmo attraversato momenti di sfiducia, paura, spossatezza, rifiuto. Ho pensato che in questi casi i social network diventano ancora più potenti, perché sono finestre sui nostri mondi, ponti tra le nostre vicende personali. Eppure sono solo strumenti: sta a noi decidere come usarli, come indirizzarne obiettivi e applicazioni. Così ho individuato una maniera semplice e intuitiva per stare ancora più vicina alle persone che su Instagram leggono le mie parole.
Ho chiesto ai miei followers di abbinare alle loro fotografie l’hashtag #iotiscrivodiattimi: perché in queste giornate abbiamo imparato a godere degli attimi. A vivere nel qui e ora. Abbiamo toccato con mano la forza di un presente che ci chiede di viverlo al meglio, nonostante tutto, per non rinunciare al futuro. Questo è il post di lancio del progetto.
In poco più di un mese c’erano 1.000 fotografie taggate #iotiscrivodiattimi: ne ho selezionate tante, le ho ripubblicate in stories, corredate da brevi pensieri. Circa venti sono entrate nella mia gallery, all’interno di una rubrica dedicata, accompagnate da una didascalia scritta da me e una rapida intervista con l’Iger autore dello scatto. Abbiamo parlato di lettura, scrittura, educazione e ruolo genitoriale, viaggi interiori, musica, arte, cultura. Abbiamo generato uno spazio per creare connessioni di valore, diffondere contenuti e riflessioni, consolidare la community.
Dopo i primi giorni l’iniziativa #iotiscrivodiattimi si è arricchita di contributi anche testuali: alcuni Igers, appassionati e talentuosi scrittori, hanno elaborato caption ad hoc per il mio hashtag. Ero ogni volta più felice! Qualcuno mi ha scritto che #iotiscrivodiattimi è stato una fonte di ispirazione: uno stimolo per tornare a esprimere le proprie sensazioni ed emozioni, in questo frangente così mutevole, così delicato. Così affine al silenzio.
Vi riporto qualche estratto delle caption taggate #iotiscrivodiattimi, che vi invito a leggere per intero sui profili Instagram degli autori.
Io ti scrivo di attimi, di questi, quelli che puoi toccare, e quelli di neanche un mese fa, prima che tutto ci travolgesse, prima del moto in luogo, prima, che quasi sembra una scusa il non averne parlato ancora. […]
Ti scrivo di attimi e delle sorprese, da quelle più piccole che starebbero tra le fessure delle piastrelle da pulire a quelle immense come il primo contatto con i lupi.
Io ti scrivo di attimi e accolgo l’impotenza, la noia e la frustrazione, le accolgo come accolgo le confidenze, chi mi cerca e chi mi invita.
Io ti scrivo di attimi e vorrei dirti quanto suona bello chi ti dice – parliamo un po’ – e come suona bello chi ti chiede – come stai? – e come suona bella una dedica, un regalo qualunque, un’attenzione sincera, dimostrare che sei lì per quella persona, anche in un momento brutto o difficile come questo, che non dura un attimo ma ne contiene di preziosi.
E allora scrivili.
Siamo madri di parole
sento di te che è così
nella nostra attitudine storta
a prenderci cura delle cose
Ti aspetto allora
sull’uscio della meraviglia
di questo non luogo
ti mostro la mia propaggine
dalla postura sorella
che va oltre
ogni nostra finitezza
Sono onde che arrivano
e mi faccio in/vestire
mi abbandono alla con/sonanza
Sarà che mi fai eco
e la vera bellezza
è quella ad occhi chiusi
Raccolgo gratitudine
in una geografia
orfana del piatto
che poi si fa coppetta mano
dove ci entra per bene
tutto il nostro insaziabile
e inappropriato stare al mondo.
Quello che vorrei rimanesse scolpito in un angolo del cuore di ognuno di noi, ma soprattutto nel mio, è il senso di precarietà che ci accompagna ogni giorno in quella che riteniamo una vita perfetta, sicura e a volte infinita. […]
Penso a questi giorni trascorsi a casa in un fantomatico smart working e mi accorgo che non mi è mancato nulla! Nulla di ciò che di superfluo ha la mia vita.
Ho tutto. Ho la mia famiglia, siamo insieme. Ho un lavoro, che seppur non sempre rappresenti o coincida con i miei desideri, oggi mi può dare la tranquillità che molti vorrebbero. Ho la possibilità di chiamare le persone che fisicamente non mi sono vicine. Ho tutto.
Quello che vorrei quando tutto sarà finito è godermi il mio tempo, valorizzare quelle che sono le mie priorità e le mie passioni. Vivere a ritmi umani e non frenetici solo perché ormai “siamo abituati cosi”.
Priorità che non saranno più quelle dettate da altri o dal lavoro. Ma solo le mie.
Questo schiaffo che la vita ci ha dato può essere un grande regalo se vogliamo trovare nella tragedia un piccolo spiraglio di luce positiva.
Tutto così imperfetto e vivace
La libertà nei minuti gesti quotidiani
Il ritmo spasmodico che ha lasciato spazio alla lentezza
Le cose veritiere
La Primavera del mio cuore che profuma di marmellata ai frutti di bosco della mia mamy, di biscotti al limone della mia Sicilia Bedda, di cassatelle ricolme di ricotta.
Ciao a tutti Amisci, volevo dirvi che
il mondo, nonostante il Covid-19,è sempre a colori
perché io, tu, voi, noi siamo a colori!
Vi abbraccio #accussì con il cuore
(Pensieri scomposti Io Mimì #sognatricedisogni#iotiscrivodiattimi ai tempi del Covid-19)
Ogni volta che apro la finestra,
il sole ad est mi regala il buongiorno.
Mi sussurra anche in tempi “normali”, che tutto si sistema.
Che ogni giorno è differente, difficile..
Ma ogni giorno può regalare grandi emozioni!
Vale la pena d’essere vissuto!
Ogni mattina apro la finestra , quella che affaccia ad est…
Ed ogni mattina ricevo il buongiorno!
E invece , questa sera…
te la auguro io la buona notte ,
mio dolce Sole.
All’ombra della Luna…
Questa volta te lo dico io ,
mio dolce Sole.
Rinasci, fatti forza, risorgi…che anche se è un periodo difficile…andrà tutto bene!
Angela è in Italia da più di 15 anni, è una donna corpulenta, capelli cortissimi, alta più di un metro e ottanta che se non la conosci ti può incutere un po’ di timore. È la badante della mia vicina Alba, ma ormai lei non si vede più in giardino ad occuparsi delle sue piante. Se ne occupa Angela, con costanza e dedizione. Ha tirato su un orto da far invidia al più infaticabile dei contadini. Ogni anno mi fa dono di un mazzo di peonie che crescono nel giardino di casa e quest’anno me le ha portate persino due volte. Credo sia stata la voglia di scambiare quattro chiacchiere, seppure da lontano, perchè immagino che in questa situazione non ci sia molta gente che gira per casa loro. Ma ancora di più credo sia una persona estremamente generosa e amorevole. Lo capisco da come la vedo accarezzare l’Alba quando la porta con la carrozzella a prendere una boccata d’aria in giardino. Lei non parla più, ma sono sicura che sente tanto amore in quel semplice gesto.
Mi si è accesa una lampadina. Così, come si accendono le lampadine. D’un colpo.
Proprio mentre stavo spelando gli asparagi, come ho visto fare a Bruno Barbieri, nel video che guardavo assieme a Frida, l’altro giorno.
I Placebo, un’aria bagnata di pioggia egocentrica che c’è ma non si da, ed io ho finalmente capito. Così chiaro, limpido, come cazzo ho fatto a non vederlo prima.
Mi è chiaro ora cosa mi ferisce, cosa mi molesta.
Ho già pulito 3 asparagi. E che ci vorrà mai? Che ci vorrà mai, ma io sono gambe, anche e piedi. […]
Dimentico tutto quando cucino, come quando scrivo. Un solo processo, un solo passo.
Dimentico e ricordo. Il riso, devo dorare il riso, quello di Benedetta, che mi vuole bene, 20 euro al chilo lei, disoccupata. E oggi me ne voglio anch’io.
Dimentico e mi sono presente. E mi ricordo cos’è che mi molesta. Non sono io. I’m not a creep. I am fucking special.
Siete voi, che mentre mi avvicino con rispettoso ed autentico interesse, portando(mi) in dono, venite con curiosità. Una bussola puntata su di voi. Ecco che cos’è.
Ecco. Il riso è pronto.
Avete mai provato ad abbracciare un Albero?
Sono creature in continua meditazione che, ben radicate a terra, si elevano costantemente verso il cielo.
Sono maestri che ci insegnano a coltivare la calma, la presenza e la vitalità.
Loro sono in grado non solo di assorbire l’anidride carbonica e trasformarla in ossigeno, ma allo stesso modo di assorbire le forze negative (come malattie, emozioni o pensieri negativi) e di trasformarle in forze positive.
Ho bisogno di abbracciare un albero e altre cose…persone…animali…esseri viventi, acqua, sole…il mondo, si, il mondo!
Ho contato i giorni come fanno i bambini,
Un buio, due bui… trenta bui, per non smarrirmi nella notte.
Forse avrei dovuto contare le stelle o forse ammirarle.
Forse avrei dovuto annotare il lento crescere e lo svuotarsi della Luna.
E invece restavo immobile, concentrata sul buio.
E fu così che iniziai a vederci meglio.
A mano a mani quegli occhi ciechi cominciarono a distinguere sempre meglio le ombre.
Rividi il mare in quell’ultima notte oscura.
L’ultima prima che iniziasse il giorno.
La brezza saliva verso l’entroterra, portava note di erba fresca,
di capperi in fiore.
L’aria salata aveva il gusto della sangria ad agosto.
La spiaggia solitaria si specchiava dentro le acque azzurre. Sì, azzurre! Dicono che ogni profondità nasconde le sue perle. Chissà quante collane ne riusciremo a fare!
Mᴀɢɪᴄᴀᴍᴇɴᴛᴇ ɪɴsɪᴇᴍᴇ
Le mani sul volante ed il viso ad osservare il tramonto oltre il finestrino dell’auto: una pennellata di rosso, una spruzzata di arancio e le prime case del borgo in lontananza che si impressionavano nello sguardo di quel sole morente di settembre.
Marco respirò profondamente ed il profumo della campagna siciliana gli evocò antichi ricordi di rosmarino, di gelsomini di uva appena raccolta. Ascoltava i suoni della natura, il ronzio degli insetti , il primo frinire delle cicale. […]
Era passato un anno dall’ultima volta che Marco aveva varcato quel portone che si era aperto davanti a lui, un anno nel quale si era chiesto ripetutamente come era stato possibile che uno sguardo, tre serate passate insieme a quella donna fossero rimaste così indelebili in lui, nonostante la rabbia e la disillusione. […]
Davanti a lui Clara, la sola Clara che avesse desiderato nella sua vita. Si perché ci sono decine di Luisa, Cristina, Marina…ma una sola Clara.
“Sono qui per terminare quello che abbiamo lasciato in sospeso, lo sai” sussurrò Marco.
Speaking. About looking at a beautiful day that finally speaks spring. Speaking about the burden of looking at its crispy blu sky and the scare of not feeling a thing. Speaking about documenting our emotional itinerary during these confusing times, and the even-more-confusing future awating for us, impatiently wanting to prove what we are made of. […] Part of you that still craves life and the belief in life (as it used to when you had the taste for it), and the other half, the scariest one, the one that while calling you names is slipping away from you…? Where is the voice (once not this little) that used to call me in so many different ways when lost? I want that voice back! I need that voice back!
Parlare. Guardare una bella giornata che finalmente parla di primavera. Parlare del peso di guardare il suo croccante cielo blu e la paura di non sentire nulla. Parlare di documentare il nostro itinerario emotivo durante questi periodi di confusione e il futuro ancora più confuso che ci attende, desiderando impazientemente di dimostrare di che pasta siamo fatti. […] Una parte di te che brama ancora la vita e la fiducia nella vita (come una volta quando ne avevi il gusto), e l’altra metà, la più spaventosa, quella che mentre ti chiama sta scivolando via da te? Dov’è la voce (una volta non così piccola) che mi chiamava in tanti modi diversi quando ero persa? Rivoglio quella voce! Ho bisogno di quella voce indietro!
Ringrazio tutte le persone che hanno utilizzato e stanno utilizzando il mio hashtag.
Tengo moltissimo ai miei followers su Instagram: con il tempo sono diventati lettori fedeli e sinceri, che sento vicini e per i quali provo una gratitudine immensa. Tanti di loro leggono anche il blog. E mi hanno supportato in determinate circostanze della mia esistenza.
Con alcuni ho avuto il piacere di passare dal mondo digitale al mondo reale: ci siamo abbracciati dal vivo. E sì, siamo diventati amici.
Quelli sono gli attimi che preferisco, quelli che ho scritto nel mio cuore.
Perché è così, con il cuore, che…#iotiscrivodiattimi!
Sono molto felice di seguirti perché leggendoti riesco a ritrovare sfumature del mio essere ormai dimenticate. Io non sono molto brava a tirare fuori quello che provo, ma con te mi sento migliorata. E posso dire che con la vostra compagnia, in questo periodo mi sono sentita veramente meno sola. Grazie Francesca😍
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2 Commenti
Felicia
7 Maggio 2020 at 23:20
Francesca Crippa
8 Maggio 2020 at 15:45
Sono molto felice di seguirti perché leggendoti riesco a ritrovare sfumature del mio essere ormai dimenticate. Io non sono molto brava a tirare fuori quello che provo, ma con te mi sento migliorata. E posso dire che con la vostra compagnia, in questo periodo mi sono sentita veramente meno sola. Grazie Francesca😍
Sono io a ringraziare te, Felicia. Dal cuore! Le tue parole sono bellissime, per me hanno un valore grande.